Alla fine mi sono arresa alla prepotenza di Facebook. Esattamente dopo 10 anni di post normalmente condivisi sono ad un tratto diventata una perversa distributrice di immagini non conformi all’etica social. Perché la tavola di un fumetto di Manara dove due si stanno baciando dentro una valigia in effetti potrebbe turbare diverse anime. Pazienza. Non ho scritto per giorni perché nel frattempo ho provato ad interpretare i cambiamenti come dei suggerimenti da assecondare. E così sono partita dal diario: un nuovo titolo che mi aiutasse a mettere luce su tutto il torbido che le ondate di novità portano con sé quando non erano previste e neppure se ne erano create le premesse. In realtà di quello che è successo nella mia piccola e in fondo irrilevante esistenza credo sia in fondo una fonte imprevista di ispirazione. La verità è che il reale gigantesco guaio è il totale caos mondiale nel quale dimorano i miei personalissimi e insignificanti problemi, che pare niente e in realtà vanifica di senso gran parte degli entusiasmi e della motivazione ad andare avanti. E così, mentre fb mi ha messo restrizioni a pensieri e parole, provo a mettere insieme questi ultimi giorni di riposo in montagna, di sessioni di yoga, di caldo insopportabile, di ritorno qui giù a casa dove le cose mi sembrano sempre più difficili e indecifrabili.
Spero che in questo nuovo diario manchino solo tutte le motivazioni iniziali che mi avevano spinto a creare quello precedente: problemi di cuore, senso di inadeguatezza in una città che ho fatto fatica ad interpretare secondo i miei parametri di allora, goffaggini e ingenuità di cui vorrei dimenticare tutto. Eppure non butto via niente perché scrivere di quella roba lì mi ha aiutato davvero. La presa di coscienza vale ogni sofferenza, capire senza illudersi credendo a realtà mai esistite ha un valore impagabile. E poi in fondo mi è piaciuto raccontare un po’ i fatti miei e scoprire che sono possibili delle connessioni anche così.
In questo momento ho un micio di meno di un mese appollaiato sulle gambe. Ha paura delle altezze e mi pare molto bisognoso di contatto. Scrivere con lui che mi mordicchia il braccio e reclama attenzioni è una sensazione stupenda. Dovrei portarlo con me a Milano ma temo che per quello che mi aspetta nei prossimi mesi sia meglio aspettare un po’. Cosa accadrà nei prossimi mesi? Non vedo l’ora di poterlo raccontare pure a me stessa. Ci sono pagine tutte nuove da riempire. Vorrei che fossero diverse da quelle di questi precedenti 48 anni. Quale migliore occasione di un diario nuovo di pacca?
E tu? Hai pensato mai di cambiare diario per provare a cercare la maniera di scrivere una storia diversa?
Io ci (ri) provo
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